IL DECAMERONE di Giovanni Boccaccio
IL DECAMERONE di Giovanni Boccaccio
Le novelle de “Il Decamerone” sono inserite da Boccaccio all’interno di una sorta di “cornice”, in cui egli immagina una compagnia di dieci giovani, sette donne e tre uomini, che si ritrovano insieme nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze durante il periodo della peste, e decidono di ritirarsi in una villa di campagna proprio per sfuggire al contagio. Hanno intenzione di passare il tempo nella correttezza dei comportamenti e dei rapporti, contro lo sfacelo dominante in città. Sono tutti giovani belli, sani e ricchi, liberi di convivere fuori di ogni controllo in luoghi deliziosi e in tempi di sfrenatezza assoluta, ma essi non si abbandonano ad alcun illecito godimento, e anzi vivono in perfetta “onestà”, sotto il controllo deliberatamente affermato della ragione: la loro libertà sarà tutta nelle parole dei racconti, non nei fatti.
Ma il rifugio della bella brigata nella villa di campagna non è da intendere come fuga ed evasione rispetto alla vita, ma come alternativa, tanto che la distanza dalla città rimane minima e la compagnia è pronta a rientrare non appena la pestilenza cesserà.
I giovani decidono dunque di trascorrere lietamente il loro tempo raccontando novelle in forma organizzata, secondo un piano che prevede l’elezione di un re o regina per ognuna delle dieci giornate in programma (Decameron significa appunto “dieci giorni”), a cui toccherà di stabilire l’argomento delle novelle che ognuno dei dieci giovani racconterà ogni giorno, fino a formare il numero perfetto di cento. Apre il torneo Panfilo, che è un po’ il filosofo del gruppo, e il più diretto rappresentante dell’autore stesso: a lui spetta anche la reggenza dell’ultima giornata, dopo aver fatto da introduttore con la celebre novella di Ser Ciappelletto.