1.6 LO STATO LIBERALE E LO STATO DI DIRITTO
Lo Stato liberale si sviluppa in Gran Bretagna a partire dal XVII secolo, e la sua caratteristica dal punto di vista economico è la non ingerenza dello Stato nell’economia. In questo periodo infatti emergono le teorie degli economisti classici quali Adam Smith, i quali vedono il mercato come miglior regolatore dell’economia, e ritengono che lo Stato debba occuparsi esclusivamente di garantire ai cittadini l’ordine e la sicurezza.
Nella sua ulteriore evoluzione, lo Stato di diritto, si realizza compiutamente la separazione dei poteri tra legislativo, esecutivo e giudiziario, e diventa principio consolidato che i poteri stessi dello stato devono essere soggetti alla legge. Il cittadino è dunque tutelato nei confronti del potere statale, e i rapporti tra governanti e governati sono disciplinati da precise norme giuridiche.
Un’altra importante caratteristica dello Stato liberale è infatti la presenza delle prime Costituzioni. I sovrani decidono infatti di “concedere” ai loro sudditi questo importante atto normativo, per il riconoscimento dei loro diritti e delle loro libertà.
Lo Stato liberale in Italia
Anche in Italia nel 1848 Re Carlo Alberto di Savoia (l’Italia non è ancora unita, Carlo Alberto è Re di Piemonte e Sardegna) emana lo Statuto Albertino. Questo atto rimarrà in vigore per un secolo esatto, fino al 1948, quando entrerà in vigore la nuova Costituzione democratica, che è quella attuale.
Lo Statuto Albertino era una costituzione flessibile, che organizzava lo stato secondo il modello dello stato liberale. Il sovrano era il Capo dello Stato ed era a capo anche del Governo, nel quale si avvaleva della collaborazione di Ministri da lui nominati. Il Parlamento aveva il compito di approvare le leggi, ma queste entravano in vigore solo dopo l’approvazione anche da parte del re.
Prevedeva un elenco di diritti formalmente riconosciuti ai cittadini, tra cui l’uguaglianza davanti alla legge, la libertà individuale, di domicilio, di riunione e di stampa.