IL CONVIVIO di Dante Alighieri
Il Convivio di Dante Alighieri fu iniziato nel 1304, dopo che egli aveva definitivamente rinunciato a ritornare a Firenze. Questa opera rappresenta lo sforzo di ricapitolazione della vicenda vissuta dal poeta in seguito alla sua appartenenza politica e all’esilio derivatone, come era stato anche la “Vita nuova”. Tuttavia, a quest’ultima, la nuova opera si contrappone in quanto quella era stata la ricapitolazione dell’esperienza amorosa vissuta nell’intimità privata e nel cerchio amicale dei “fedeli d’amore”, mentre questa è volta non alla ricerca della salvezza personale attraverso l’amore, bensì del riscatto di molti attraverso la sapienza e la filosofia, imbandite come un “convivio” destinato a coloro che sono digiuni di ogni conoscenza.
Se la donna guida della “Vita nuova” era Beatrice, guida de “Il Convivio” di Dante sarà la “donna-gentile” che impersona la filosofia; se nella “Vita nuova” era dominante la Firenze dei luoghi sacri agli incontri con la gentilissima, qui domina la Firenze come patria di un cittadino che da lei è stato allontanato con la violenza. Quello de “Il Convivio” è il Dante uscito dalle “scuole de li religiosi”, che ha trovato conforto e nutrimento nelle opere di Boezio, San Tommaso e Aristotele. Ma è anche il Dante maturato nelle drammatiche vicende politiche vissute some protagonista e vittima, fiducioso nella possibilità della ragione, saldamente ancorata alla fede. Circola infatti nell’opera questo entusiasmo genuino per la filosofia e la scienza, per cui l’enciclopedia che il poeta propone, pur rifacendosi ad analoghi modelli medievali, non ha nulla di compilatorio, ma affronta gli argomenti che in un modo o nell’altro hanno attraversato la sua diretta esperienza e costituiscono i temi fissi della sua meditazione.