LA LUNA E I FALO’ di Cesare Pavese

 

Intanto, nei giorni in cui è tornato al paese, ha conosciuto la famiglia che ora vive dove stava lui con Padrino e Virginia, ed è una famiglia più disgraziata della loro perché non è padrona del terreno, ma deve spartire con la “madama”, e quel che dà la terra non basta per tutti. Il capofamiglia, Valino, è un vedovo, abbrutito dal lavoro nei campi, che sta insieme alla cognata e alla vecchia madre. Ha un figlio che è un ragazzo, Cinto, di circa 10 anni, e ricorda al protagonista lui stesso quando aveva la sua età. Però Cinto è più sfortunato di lui perché ha una gamba storta, cammina zoppo, ha un futuro molto difficile di fronte a sé in quelle terre.


I flashback ci raccontano qualcosa anche del periodo americano, però in minima parte, perché in fondo quella non era la sua patria, il suo paese, non è lì che ritorna il suo cuore, ha sempre saputo che non voleva fermarsi, non si è mai legato con nessuna donna pur avendone avute varie occasioni. Il suo cuore è legato al suo paese, che poi non sa neanche qual è perché non sa da chi o dove è nato.


Parlando con la gente del posto viene a sapere qual è stato il destino di quelli che aveva conosciuto, quasi tutti morti in modo tragico. Padrino è morto da mendicante, perché le due figlie erano morte a loro volta ed egli non aveva più con chi stare. Silvia è morta per un aborto finito male, Irene è finita in miseria, picchiata dal marito che l’aveva sposata solo per i soldi, ma la fine più tragica, che chiude il libro, è quella di Santa, “giustiziata” dai partigiani perché accusata di fare il doppio gioco con i repubblichini.