AGRIPPINA

 

Nel frattempo, a Roma era Seneca a comandare, e iniziava il declino di Nerone, non più amato dal popolo per le continue crudeltà perpetrate.

Agrippina decise dunque di tornare nella capitale, mostrandosi particolarmente affettuosa con il figlio, tanto da suscitare nelle solite male lingue il sospetto dell’incesto tra i due. Tale insinuazione è a maggior ragione falsa se si pensa anche al fatto che in quel momento nella vita di Nerone entrò Poppea Sabina, il che decretò il principio della fine per Agrippina.

Poppea era già sposata e madre di un figlio, ed era considerata la donna più bella di Roma, anche grazie ai suoi capelli biondi che costituivano una rarità. Non era certamente una donna casta, ma anzi aveva sempre usato la propria bellezza per raggiungere i suoi scopi ambiziosi, l’ultimo dei quali era appunto sposare Nerone. Vi era certamente l’ostacolo costituito da Ottavia, ma Nerone, pazzo per Poppea, divorziò da Ottavia, la fece esiliare e poi uccidere, così come fece allontanare la schiava Atte, sua amante.

Agrippina invece amava Ottavia, era stata lei a farle sposare Nerone, con il suo primo astuto gesto politico, mentre odiava Poppea per il grandissimo ascendente che aveva sul figlio. Ma era estremamente pericoloso contrastare Nerone, ed infatti fu da quel momento che egli decise di eliminarla, sicuramente istigato in questo da Poppea stessa e da Seneca, come riportano senza dubbi in proposito Tacito e Dione Cassio.

Nerone però non sapeva decidere in quale modo far uccidere la madre: la soluzione gli venne proposta dal suo liberto Aniceto, che odiava Agrippina per avergli preferito Seneca e Burro. Egli era a capo della flotta di Capo Miseno, che aveva la caratteristica di avere navi che si spalancavano sulla fiancata, e per questa sua particolarità, che consentiva alle navi di essere caricate facilmente, veniva utilizzata per trasportare animali feroci per il circo dall’Africa. Nerone incaricò Aniceto di uccidere la madre annegandola, dopo però averla stordita.