AGRIPPINA

 

Nerone portò davanti al Senato grandi promesse e fece ben sperare di regnare con moderazione, ripristinando antiche magistrature e antichi costumi. Sembrava dovesse fare grandi cose, era guidato dal filosofo Seneca, anche Lucano, nipote di Seneca, ne cantava lodi magnifiche, e anche gli storici successivi, come Tacito e Svetonio confermano che i primi anni del suo impero furono splendidi.

Cominciò poi una deriva tirannica, forse ispirato dalle idee di Seneca, dalla sua filosofia stoicista. Vi furono alcuni episodi che misero in allarme Agrippina sulla vera natura di Nerone e le segrete ambizioni di Seneca, che desiderava per sé molto di più di ciò che aveva ottenuto.

Il primo episodio vide protagonista Britannico, al quale, durante una festa, Nerone ordinò di cantare, ed egli scelse una canzoncina molto in voga tratta dal Tieste di Ennio, il cui testo recitava: “mi fu avversa la sorte, non la nascita…”. Poiché in tale occasione molti provarono compassione verso il povero Britannico, Nerone cominciò ad odiarlo e a vedere un rivale in lui, vendicandosi nei mesi successivi nei suoi confronti in modo crudele.


Il secondo episodio che mise in allarme Agrippina fu l’abrogazione di due leggi di Claudio da parte di Nerone, decisione che ella non approvava in quanto voleva che fosse chiaro che Nerone continuava a governare secondo l’impostazione di Claudio.


Il terzo episodio vide protagonista la stessa Agrippina, allontanata dal figlio nel corso del ricevimento di una delegazione armena: mentre Claudio aveva sempre permesso che ella fosse presente durante tali udienze, Nerone le andò incontro e la abbracciò, ma l’allontanò dalla sala, facendole intendere che non avrebbe più permesso la sua presenza in tali occasioni.