AGRIPPINA

 

In quest’epoca Seneca iniziò un’opera di corruzione di Nerone, cercando di portarlo verso vizi estremi ed eccessivi, cambiando il suo tenore di vita per renderlo completamente alla sua mercè. Cercò di convincere anche Britannico a partecipare a tale opera di corruzione, ma egli era reticente.

Nerone cominciò a darsi a un tenore di vita assurdo e gravemente riprovevole, a frequentare prostitute, a fare scorribande notturne per la città rubando, picchiando, stuprando. Burro, capo dei pretoriani, gli dovette mandare anche un manipolo di pretoriani per difenderlo, ma chiaramente non approvava tale sua condotta, così come non la approvava Agrippina, che cercò di rimproverarlo e di riprenderlo, ma ormai era troppo tardi, egli era diventato un mostro senza più controllo di sé. Aveva ricominciato anche a comporre versi e musica, che era sempre stata la sua passione, ed era realmente bravo, si esibiva spesso anche in pubblico, il che costituiva uno scandalo, ed amava esibirsi anche come auriga, accompagnato da gladiatori e gente del circo, che ricopriva di onori e regali di ogni genere.


In questo periodo si innamorò di ATTE, bellissima schiava siriana di OTTAVIA, che rimarrà al suo fianco fino alla morte, ma chiaramente Agrippina condannava tale infatuazione, anche perché Nerone vagheggiava di divorziare da OTTAVIA per sposare ATTE. Seneca spingeva al massimo i dissidi tra madre e figlio per approfittarne e conquistare una posizione sempre più dominante nel potere, e ad un certo punto suggerì a Nerone di cacciare Pallante dall’incarico che gli aveva dato, insinuando che egli aveva una cattiva influenza su Agrippina, ma volendo in realtà suscitare la reazione di lei contro il figlio. Purtroppo Agrippina cadde nel tranello, e peggiorò la situazione facendo una sfuriata a Nerone, prendendolo a schiaffi e minacciandolo di togliergli quel potere che, gli rinfacciava, egli aveva solo grazie a lei.


In questo periodo Nerone cominciò a temere realmente Britannico, che continuava ad avere un certo numero di sostenitori che portavano avanti una sorta di “movimento legittimista”, e decise allora di farlo avvelenare, sempre sobillato da Seneca, che probabilmente cominciò ad instillargli anche l’idea del matricidio.