AGRIPPINA

 

Morto Britannico, Agrippina cominciò a temere anche per la vita di Ottavia, delatori suggerirono a Nerone che la madre tramava contro di lui, ed allora egli la allontanò da Pallante e le tolse tutti gli onori, riducendola a privata cittadina. Abbandonata dagli amici e dai cortigiani, Agrippina aveva ormai perso tutto il suo potere, anche due sue amiche, SILANA e DOMIZIA, la accusarono di congiura contro il figlio, ed egli decise di ucciderla, dandone ordine a Burro. Egli si rifiutò, venendo così sollevato dal suo incarico di Prefetto del Pretorio.

Agrippina venne allora interrogata da Nerone, e si difese con uno splendido discorso, che indusse il figlio a pentirsi di aver voluto la sua morte, e a condannare invece gli altri congiurati all’esilio, dove poi verranno fatti uccidere.

Seneca non perdonò a Burro di aver salvato Agrippina, e decise di rovinarlo. Fece intentare un processo contro lui e Pallante accusandoli, con false accuse, di lesa maestà. Entrambi furono eliminati e Prefetto del Pretorio divenne Tigellino.

Agrippina decise di lasciare Roma, e di farsi vedere molto raramente dal figlio. Si ritirò nella villa di Baia, vicino Napoli, sul lago di Lucrino, in una zona bellissima, dove avevano una villa molti nobili romani, tra cui Cicerone, Domizio, Ortensio, ed anche Nerone.

In questa villa Agrippina scrisse se sue memorie, che costituiscono le prime memorie storiche scritte da una donna. Tali memorie sono ormai perse per noi, ma non lo erano per Tacito, dai cui scritti possiamo conoscerle in parte, e che, basandosi probabilmente anche su di esse, ci trasmette una grande ammirazione per questa donna.