TEODORA

 

Naturalmente la famiglia di Giustiniano non approvava tale legame, tanto più che era vietato dalla legge per un nobile sposare una donna di origine servile o che avesse praticato la professione teatrale. Ma l’imperatore Giustino, zio di Giustiniano, era ormai anziano e prossimo alla morte, e Giustiniano riuscì a fargli promulgare una legge che aboliva quella rigida e sorpassata regola.

Seguirono dunque le nozze solenni, e quando poi Giustiniano divenne imperatore la volle sempre sul trono accanto a sé, e la fedeltà all’impero si giurava sui nomi di Giustiniano e Teodora.


La ex prostituta Teodora cominciò a essere adorata come imperatrice da magistrati, senatori, generali vittoriosi e vescovi. Lei intelligentemente volle evitare il servile omaggio alla sua persona, che pure curava particolarmente nel preservarne la bellezza, nell’adornarla con vesti e gioielli splendidi.

Verso i più illustri personaggi dell’impero che l’avevano denigrata nutriva un profondo disprezzo, che si manifestava nel silenzio più totale da parte sua quando essi si genuflettevano a baciarle i piedi. Aveva anche numerose spie che le riferivano parole o sguardi contro di lei, e quando nutriva anche solo un sospetto su qualcuno lo faceva sparire per sempre, o lo sottoponeva a torture, flagellazioni, esilii, confische dei beni.


Non era molto religiosa, ma il suo nome fu ricordato assieme a quello di Giustiniano in tutti i monumenti e le fondazioni pie. Suo il merito di aver fatto costruire un grandioso monastero sul Bosforo per accogliere prostitute anziane. Giustiniano lodava spesso la bontà, l’intelligenza e i saggi consigli della moglie, che chiamava “dono della divinità (DEI DONUM MIHI).