IL GIORNO di G. Parini
Le ultime due parti de “Il Giorno”, “Il Vespro” e “La Notte”, scritte negli anni successivi, vedono in parte attenuarsi la carica di pungente satira. “Il Vespro” inizia con una digressione copernicana circa il tramonto del sole, giustificata dal fatto che per quest’unica volta l’astro diurno avrà il privilegio di vedere il giovin signore, che esce appunto al tramonto per accompagnare la dama alle visite di rito e alla cerimonia di battesimo di un neonato di nobile sangue: segue il “corso”, la passeggiata in carrozza per le vie della città, con incrocio di legni lussuosi e saluti, sorrisi, velenose mormorazioni tra una carrozza e l’altra.
“La Notte”, introdotta da una descrizione di toni cupi, secondo il gusto “notturno” venuto di moda, è ambientata nella casa lussuosa di una gran dama, dove si fa conversazione e si mettono in mostra veri “specialisti” delle più incredibili occupazioni, come lo schioccatore di frusta o lo sgrovigliatore di tappeti, mentre la padrona di casa prepara il gioco d’azzardo, e fa servire i gelati, inducendo il giovin signore al gesto cavalleresco dello stendere la tovaglietta sulle ginocchia della sua dama. È la fiera della stupidità e dell’ozio, descritta con la tecnica del minuto cesellatore, ma tutto assume l’aspetto dello splendore e morte di una classe sociale diventata superflua.