LA LUNA E I FALO’ di Cesare Pavese

 

Forse il romanzo più noto di Pavese, “La luna e i falò”, racconta attraverso una serie di flashback la storia di un ragazzo trovatello, “bastardo”, come si sente chiamare durante l’infanzia, che torna ormai adulto nei luoghi dove è cresciuto, e da cui è scappato per fare fortuna all’estero. “La luna e i falò” è ambientato nel periodo dopo la prima guerra mondiale e a cavallo della seconda nella zona delle Langhe, in Piemonte.


Il protagonista è stato allevato da una famiglia di contadini, che avevano già due figlie e l’avevano preso per avere le cinque lire che passava allora l’Ospedale a chi allevava i trovatelli. Non lo trattavano male, però, anzi aveva sempre pensato di essere anche lui figlio di Padrino e Virginia, come Angiolina e Giulia, solo per caso un giorno aveva scoperto che non era così, che lui era solo al mondo, senza origini e senza legami.


A tredici anni lo mandano a servire in una grande tenuta, la Mora, dove gli danno il soprannome di “Anguilla”, cresce e si fa valere per il suo lavoro, conosce quello che diventerà il suo grande amico, Nuto, e le ragazze della casa che guarda solo da lontano, lui servitore e loro padroncine, Silvia, Irene e Santa, più grandi di lui le prime due, molto più piccola la terza.