UNA DONNA di Sibilla Aleramo

 

SEGUE RIASSUNTO DI: UNA VITA DI SIBILLA ALERAMO

La vita prosegue tristemente però per la protagonista, che ha lasciato il lavoro in fabbrica ed è praticamente sempre sola con il bimbo. Solo talvolta frequenta con il marito il salotto di alcuni personaggi locali, dove ella incontra un uomo sposato che tenta un approccio con lei per vie epistolari. Data la tristezza della sua vita, e il desiderio profondo e insoddisfatto di sentirsi amata, lei risponde e gli dà appuntamento in casa sua, dove però lo respinge quando anch’egli tenta un approccio brutalmente sessuale.

Il marito viene a sapere della vicenda, e, pur convinto alla fine che nulla è successo tra i due, inizia una sorta di reclusione della moglie per gelosia e vergogna di fronte al paese, dove naturalmente è circolata voce del fatto. L’unica consolazione che egli le offre è di scrivere, è lui che le consiglia di sfogare così i suoi impulsi interiori.

La ragazza legge anche molto e viene a conoscenza delle nuove ideologie comuniste e di liberazione della donna, scrive una lettera ad un giornale, e comincia una collaborazione a distanza con una nuova rivista femminile che ha iniziato da poco ad essere pubblicata.

Nel frattempo, il marito ha un grosso diverbio con il padre di lei in fabbrica, e decide di lasciare il lavoro, trasferirsi a Roma ed intraprendere un’attività in proprio. Anche per lei è la grande occasione di collaborare sempre più strettamente alla rivista e frequentare un ambiente diverso, in cui crescere intellettualmente e come persona.

Il rapporto di coppia però non migliora, e lei comincia  prendere in considerazione l’idea di separarsi, sperando che anche lui sia d’accordo e continui a lasciarle frequentare il bambino. La legislazione dell’epoca, infatti, non prevedeva la possibilità di separarsi legalmente, per cui la moglie che decideva di andarsene dalla casa familiare perdeva ogni diritto, compreso quello di vedere i figli.

L’occasione per comunicare la grande decisione al marito si presenta quando egli viene richiamato nella vecchia fabbrica, e deve dunque ritrasferirsi nelle Marche: lei non vuole seguirlo, ma quando glielo dice lui le fa capire chiaramente che allora dovrà abbandonare il figlio.

Questo ricatto la fa desistere, e torna con lui nel paesino odiato. Però ormai la situazione non è più sopportabile, ha schifo di quell’uomo che non la ama più e forse non l’ha mai amata, che lei non ha mai amato, che l’ha umiliata e picchiata, e ha tentato in tutti i modi di schiacciare la sua persona annullandola.

Riesce a resistere un anno in questi tormenti, e poi prende nella disperazione la decisione irrevocabile di andarsene, salutando il bambino con un bacio nella notte.