UNA VITA di I. Svevo

 

Annetta è una giovane altera ed ambiziosa, che chiede ad Alfonso, impacciato in quell’ambiente, di collaborare con lei alla stesura di un romanzo a quattro mani, dato che egli è un letterato. Da questa strana collaborazione nasce l’amore di Alfonso per Annetta, che a sua volta quasi si offre a lui senza bisogno di alcuna corte, della quale lui è peraltro incapace.


Potrebbe essere per lui il grande colpo di fortuna, che gli consentirebbe di “sistemarsi” economicamente, e al tempo stesso coronare il suo amore, ma egli qui dimostra in pieno il carattere di “inetto”, che aveva dato il titolo primitivo al romanzo. La situazione che gli si prospetta, anziché rallegrarlo, lo spaventa, ed egli vive l’amore con un grande senso di colpa.


Ad un certo punto, Annetta gli suggerisce di allontanarsi dalla città, ed egli accetta l’invito di buon grado, quasi come una liberazione: tra l’altro, ha ricevuto un telegramma con cui viene informato delle gravi condizioni di salute della madre, quasi a conferma che la colpa d’amore ha prodotto i suoi effetti punitivi. Tornato al paese, Alfonso si comporta da infermiere amorevole, fino alla morte della madre. Non può tuttavia assistere al funerale perché si ammala di tifo, malattia che lo tiene in stato di incoscienza per lungo tempo.