UNA VITA di I. Svevo

 

Una volta guarito, torna a Trieste, deciso a punirsi delle sue colpe in realtà inesistenti, e riprende il lavoro in banca sprofondando nell’alienante routine come in una immersione nella dimenticanza. La rivalità tra impiegati, i colpi bassi in vista della carriera, il gioco dei dispetti forniscono un completo campionario di miserevole quanto inesorabile lotta per la vita, alla quale Alfonso si sente estraneo, troppo inferiore agli altri in combattività e allo stesso tempo superiore in un genere di intelligenza inutile.


Annetta, nel frattempo, com’era prevedibile, lo ha dimenticato presto e ha deciso di sposare il bel cugino Macario (il “felice”, il capace di vivere pienamente la vita): Alfonso vorrebbe un ultimo colloquio con la ragazza, ma lei gli manda invece il fratello a provocarlo e a sfidarlo a duello. Maller a questo punto teme lo scandalo e la possibilità di un ricatto da parte di Alfonso, ma questi in una violenta scenata gli fa capire di non essere il tipo che approfitta di una situazione del genere. Ad un tratto, prima che abbia luogo il duello, scatta in lui l’idea del suicidio, come gesto di liberazione da tutto e da tutti, e si avvelena con il gas.