PAOLINA BONAPARTE

 

In quell’epoca lo scultore Antonio Canova aveva il suo studio vicino a Villa Borghese, ed aveva già realizzato la statua di Napoleone come Marte. Anche Paolina desiderò essere rappresentata come dea, e naturalmente come Venere. Posò nuda (1807) per il pittore nel celebre monumento che ancora oggi possiamo ammirare alla Galleria Borghese. La statua per un certo periodo fu tenuta chiusa in una stanza da Camillo, poi quando Napoleone sarà prigioniero a Sant’Elena sarà lei stessa che non vorrà più mostrarla per accondiscendere ai desideri di Papa Pio VII che la considerava indecente.


Pare che a Paolina in questo periodo Napoleone confidasse di volere il divorzio da Giuseppina perché voleva un figlio, e Giuseppina non poteva averne. Paolina lo comprendeva perfettamente, in quanto odiava Giuseppina, ed inoltre ella stessa desiderava liberarsi del marito. Riuscì a farlo mettere dal fratello al comando di uno squadrone della Guardia Imperiale che implicava fosse spesso lontano.

Napoleone nel 1805 si recò a Milano a cingere la CORONA FERREA, e tornato a Parigi trovò la sorella molto malata. L’unica cosa che desiderava era liberarsi dal marito, e Napoleone, dopo averlo fatto generale, lo portò con sé nella guerra contro gli austro-prussiani, fino alla grande vittoria di Austerlitz.


La vittoria fece ottenere grandi onori a Napoleone e a tutta la sua famiglia, e Paolina divenne nel 1806 Duchessa di Guastalla. A lei tuttavia sembrava poco, e rimase a Parigi, dove il fratello la dotò di una piccola corte di 16 persone, tra dame di compagnia, cappellani, scudieri, cavalieri.

Tra questi il ciambellano era un poeta, artista, Luigi Nicola Filippo de FORBIN, con cui Paolina iniziò una relazione duratura e profonda, seguita però da una brusca rottura, cui fece seguito l’inizio di un’altra relazione, con il musicista Blangini.

Camillo nel frattempo era stato nominato governatore del Piemonte e della Liguria, e Paolina dovette seguirlo a Torino, dove egli aveva stabilito la sua residenza. Nella città piemontese, fece vita da Regina con corte a Stupinigi, sempre intrattenendo numerose relazioni (tra cui una con il segretario del marito Villemarest).
Tuttavia non amava Torino, avrebbe voluto tornare a Parigi, ma su questo vi fu sempre il veto del fratello, che, preoccupato per la sua condotta, la voleva di fianco al marito. Anche quest’ultimo era però stufo della condotta della moglie, e la separazione fu inevitabile.