LUCREZIA BORGIA
Lucrezia quando apprese la notizia della morte del padre si abbandonò al dolore. Cominciò a vestire a lutto, si chiuse nelle sue stanze senza luce, senza cibo. Alfonso, suo marito, le fece una breve visita e se ne andò di nuovo. Ercole, il vecchio Duca suo suocero, non fece nemmeno mostra di dispiacersi della morte del Borgia. Il dolore di Lucrezia fu vissuto in solitudine, confortata solo dalle sue dame e soprattutto dal Bembo.
La sua posizione di Duchessa andava indebolendosi, così come quella del Valentino, subito cacciato dalle sue città e castelli. Lei cercò di aiutarlo in ogni modo, confortata nel dolore solo dalle dolci parole del Bembo, che le scrisse lettere bellissime. Tuttavia, al rientro del marito a Ferrara, egli decise l’allontanamento del Bembo, e lo ricacciò a Venezia, lasciando Lucrezia più sola che mai.
L’AMORE CON FRANCESCO GONZAGA
Nel 1505 morì il Duca di Ferrara padre di Alfonso, e quest’ultimo divenne il nuovo Duca, e Lucrezia Duchessa. Furono fatti ricevimenti e celebrazioni, ma in tono minore per il lutto. In questo periodo finì definitivamente il grande amore con il Bembo, che si consolerà presto con altre donne e con incarichi importanti come segretario del Papa, e poi cardinale. Non si rividero mai più, ma lui conservò per sempre una ciocca dei suoi biondi capelli (oggi conservata in una teca all’Accademia Ambrosiana di Milano).
Una volta divenuto Duca Alfonso strinse la guardia intorno a Lucrezia, cacciando tutti i suoi cortigiani e costringendola alla sola compagnia delle nobildonne ferraresi, a cui lei comunque acconsentì con la solita intelligenza, docilità, signorilità. Ebbe una nuova gravidanza in questo periodo, che darà alla luce il sospirato erede maschio di Alfonso. Fu chiamato Alessandro, come il nonno Papa, ma purtroppo morì 25 giorni dopo.
Fu un immenso dolore per Lucrezia, che trovò una spalla amica nelle lettere affettuose del cognato Francesco Gonzaga, marito di Isabella d’Este. A lei, ancora dolente per la fine del suo amore con il Bembo, il cognato apparve pieno di tatto e di sensibilità, bisognosa com’era di un amore fraterno che non aveva mai avuto. Lui era un uomo di grande fascino, cavaliere eccellente, gran capitano d’armi, colto, amante dell’arte e ricco di nobiltà d’animo. Aveva amato la moglie Isabella di un amore dovuto più all’ammirazione che al sentimento, in quanto la riteneva superiore a sé, mentre trovò in Lucrezia una creatura più debole di lui, che di lui aveva bisogno, che a lui si affidava. Fu inevitabile lo scoccare dell’amore tra i due, che partì con molte lettere e proseguì con numerosi incontri nel borgo militare di Borgoforte.